Zanzibar. Paradiso svelato.

Vele_2Zanzibar. Disclosed paradise.
Here the beauty of nature is so exaggerated, so beyond imagination that even human stupidity is able to obscure it.
First of all sunsets. Every night the giant sun slowly goes down to the sea and disappears surrounded by a light red, purple, lilac … well, that sun every night surprises and leaves you speechless.
In Zanzibar nature is changing and surprising due to the tides: the sea withdraws revealing emerald green algae, mangrove roots intertwined as sculptures and incredible starfish colorful. The village women arrive and without haste, with their colorful clothes and baskets arranged on top, looking for shellfish for dinner. The men go out every day in the open sea for fishing and spend hours on the ground to treat the boats, to harden the hulls with fire and sewing sails.
Zanzibar is the triumph of creation, not only for the sea and its wonders, but also for its rich vegetation inside. Here people use vegetation for any purpose: care with medicinal plants, women use the pigments of flowers on her faces, create and build tools with leaves and stems, and much more. You can taste the cocoa beans, drink water coconuts, eat sweet buds, observe the small pineapple not yet ripe. A botany lesson that involves all five senses.
Our stay in Zanzibar was an amazing experience, but also an opportunity to observe the show of nature with meditative reflection, with devotion and gratitude.

Ci sono luoghi di cui il solo nome suggerisce atmosfere esotiche e scenari paradisiaci. Zanzibar da sempre è uno di questi, per molto tempi considerata meta irraggiungibile e destinazione da sogno, solo da pochi decenni, forse due, accessibile al turismo globale di massa. E sebbene quest’ultimo abbia già prodotto risultati irrecuperabili, come l’edificazione delle strutture turistiche fino al limite del bagnasciuga, a Zanzibar la bellezza della natura è talmente esagerata, così traboccante oltre il limite dell’immaginario comune che neppure la stoltezza degli umani è in grado di offuscarla.
Innanzitutto i tramonti, per chi ovviamente, come noi, abbia soggiornato sul lato ovest dell’isola. Ogni sera quel sole gigante che lentamente scende verso l’orizzonte fino a immergersi in esso e scomparire circondato da una luce diffusa che tinge tutto e chiunque di rosso, viola, lilla… beh, quel sole ogni sera sorprende e lascia senza parole. Noi siamo stati letteralmente ipnotizzati da ogni singolo tramonto e ovunque ci trovassimo siamo stati costretti a fermarci ad ammirare quello spettacolo meraviglioso, scambiandoci solo alla fine uno sguardo d’intesa felici per la fortuna di aver potuto assistervi. I tramonti di Zanzibar resteranno per sempre un ricordo indelebile nella nostra memoria e a chi si accinge ad organizzare un viaggio in quest’isola suggeriamo col cuore di non accontentarsi dello stupore della prima sera, tentando di catturare e immortalare l’attimo con centinaia di scatti, per poi distrarsi tristemente le sere successive, ma lasciatevi sorprendere come fanciulli tramonto dopo tramonto con la garanzia che lo spettacolo sarà sempre diverso e soprattutto affidatevi ai vostri occhi e non all’obiettivo fotografico per conservare i ricordi…. essi resteranno più vivi nel tempo perché carichi di emozioni.

Zanzibar è il luogo dove la natura stupisce anche perché è cangiante e una delle cause di tali continue metamorfosi sono le maree. Ad intervalli di ore regolari il mare si ritira, man mano da pochi metri a centinaia, svelando un mondo segreto insospettabile. Alghe dal color verde smeraldo, mangrovie dalle radici intrecciate come sculture, e poi  quel giorno l’evento… unico, irripetibile, che ci ha tolto il fiato, una esperienza che, ne siamo certi, non ci capiterà mai più. Quella mattina, al principio di una delle nostre lunghe quotidiane passeggiate durante la bassa marea, la spiaggia sembrava una tela bianca puntellata di chiazze di colore: il mare ritirandosi, forse troppo velocemente, aveva sorpreso centinaia di stelle marine rimaste lì, sulla sabbia, ad attendere pazientemente che l’acqua tornasse e le riportasse nel loro mondo sottomarino. Stelle giganti, qui denominate “panettone”, con colori impossibili che guardavamo e toccavamo impazziti per l’euforia di un simile spettacolo. Mai dimenticheremo la bellezza inenarrabile di quel momento.

Quando il mare si ritrae le donne del villaggio arrivano e languidamente, senza fretta, con i loro abiti colorati e le ceste posate sul capo, cercano i molluschi che quella sera arricchiranno la tavola per la cena. Un contributo al duro lavoro della pesca che ogni notte allontana dai propri cari gli uomini per ritrovarli al mattino pronti a recuperare e vendere i frutti delle lunghe ore in mare aperto. Osservare le decine e decine di vele che nel tardo pomeriggio si sollevano e si colmano di vento portando dolcemente le barche e i pescatori verso il largo, è uno spettacolo incredibile. Così come osservarli durante le ore che precedono la partenza quando si dedicano alla cura delle barche, le puliscono, cuciono le vele o induriscono gli scafi con il fuoco. Mestieri di antica sapienza, gesti compiuti con amore, ogni giorno uguali a se stessi quasi fossero riti propiziatori. Per gente come noi “emancipata” “civilizzata” “urbanizzata”, queste immagini devono tradursi in momenti di riflessione, di meditazione sul significato della vita, sul senso e il valore del tempo. Qui è la natura a dettare le regole, ad imporre i ritmi di lavoro, a volte benevola a volte meno, eppure i volti di questi uomini e di queste donne, come quelli dei nostri nonni, sono placidi, stanchi, ma soddisfatti, orgogliosi e fieri.

Zanzibar è il trionfo del creato, non solo per il mare e le sue meraviglie, ma anche per la sua ricca vegetazione interna. Farsi guidare da un ragazzo del posto alla scoperta delle centinaia di piante che crescono in questo luogo magnifico, insegna a prendere coscienza del superfluo di cui ci circondiamo. Oltre agli innumerevoli varietà di frutti, qui utilizzano la vegetazione per qualsiasi scopo: si curano con le piante medicinali, le donne si abbelliscono con i pigmenti dei fiori, creano e costruiscono utensili con foglie e steli modellabili, e molto altro ancora. Si possono assaggiare le fave di cacao, bere l’acqua delle noci di cocco, mangiare boccioli dolcissimi, osservare le piccole ananas non ancora mature. Una lezione di botanica che coinvolge tutti i cinque sensi.

Il nostro viaggio a Zanzibar è stata una esperienza esaltante, ma anche un’ occasione per osservare lo spettacolo della natura con riflessione meditativa, con devozione e gratitudine. Ci piace pensare che quello che abbiamo visto sia uno spiraglio di paradiso svelato, uno scorcio rubato dell’Eden cosicché anche il viaggio verso quella meta sarà più dolce.

Un pensiero su “Zanzibar. Paradiso svelato.

  1. E ditelo con chiarezza! Questa volta non avete scritto soltanto un bellissimo post corredato da stupende fotografie. No, stavolta avete sperimentato, in modo immaginifico, e con successo, l’arte della tentazione e della seduzione. Ora i viaggiatori si sono trasformati in angeli tentatori, intrisi e permeati dalla bellezza del creato che per fortuna ancora sopravvive alla furia demoniaca distruttiva dell’uomo. L’uomo non sapiens, ovviamente, bensì incolto e complessato dalla bellezza sic et simpliciter. Enzo Forte

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