La macchia mediterranea lungo la costa calabrese. Tanti ricordi, poche testimonianze.

Costa

Pinete infinite, fresco rifugio per estati roventi, che dominavano la costa calabrese e oltre, dopo lunghi tragitti su un tappeto d’aghi, la spiaggia, chilometri di sabbia gialla con inserti di macchia mediterranea fino al mare, limpido, subito profondo e blu intenso, sempre più scuro verso l’orizzonte. Questo il mio ricordo di bambina, delle mie estati al mare, delle lunghe nuotate con mio padre che tutto mi ha svelato dei segreti di questo mondo meraviglioso.

Tornare oggi si traduce ogni volta in un po’ di sofferenza in più nel vedere come gli inquilini di questa regione tanto ricca di splendore e varietà abbiano potuto anno dopo anno demolire pezzo per pezzo intere pinete ormai quasi scomparse, sporcare e inquinare acque cristalline e pescose, violentare col cemento le ampie spiagge del litorale ionico e distruggere così l’unica ricchezza che avrebbe potuto loro garantire un futuro florido. Come si è potuto non capire che sarebbe bastata una gestione consapevole e lungimirante delle nostre coste per diventare un gioiello impareggiabile nel mondo? Più di 700 chilometri di costa con una varietà di paesaggi che non hanno eguali, ricca di flora e fauna straordinari… eppure è andata così.

E io mi ritrovo a cibarmi di immagini dal mio passato cercando nel presente qualche scampolo di quei ricordi. Passeggiando sulla spiaggia evito accuratamente cumuli di rifiuti di natanti incivili e mi concentro su sopravvissuti di macchia mediterranea che con tutte le proprie forze tenta di resistere allo scempio folle di questo popolo a cui appartengo, ma in cui non mi riconosco e anzi mi fa rabbia, una rabbia violenta che non posso reprimere e che mi fa augurare loro di toccare il fondo perché forse solo allora sarà in grado di risalire. E non mi riferisco solo alle genti calabre, ma più in generale al cieco genere umano che pensa di essere eterno e padrone di questa terra… ma questo mondo vive da molto più tempo di noi e continuerà a farlo anche quando ci saremo estinti. La terra ha tutto il tempo per rigenerarsi, noi abbiamo poco tempo per correggere i nostri miseri ma letali errori prima di scomparire.

Pineta

Davvero la speranza è che questa coscienza ecologica che piano piano si sta insinuando nei nostri cuori e nelle nostre menti prenda possesso velocemente anche della nostra volontà e generi scelte concrete e azioni adeguate. Attraverso le immagini che ho potuto salvare di pini marittimi, gigli di mare, alghe spiaggiate ed arbusti dalle bacche rosse lungo la costa calabrese mi auguro di risvegliare il desiderio di difendere queste meraviglie della natura dai noi stessi.

Pini

Mar Rosso… non solo mare.

Vento

Alba

Chissà quando avremo di nuovo l’occasione di tornare. Dopo essere stata per oltre un decennio una meta consueta, gli avvenimenti degli ultimi anni ci inducono a temere per la nostra sicurezza e ad attendere tempi migliori, più sereni, più pacifici. E’ triste perché dopo la nostra prima volta, il Mar Rosso era diventato una dipendenza più che un’abitudine, un’esigenza più che una moda.
La scoperta di quello straordinario tratto di mare è iniziata per noi ad Hurghada per poi scendere sempre più alla ricerca di una natura incontaminata, inseguita e massacrata dal cemento, arrivando a Marsa Alam e infine a Berenice.
Per noi Mar Rosso significa fondamentalmente due cose: fondali unici e silenzio. La prima volta che ci siamo immersi nelle acque di Hurghada è stata un’esperienza esaltante oltre ogni aspettativa. Pesci, coralli, spugne, tutto quello che normalmente si ammira in un documentario era lì, vivo e in movimento, sotto i nostri occhi, a pochi centimetri da noi. L’unico suono era quello del nostro respiro, i raggi di sole fendevano l’acqua scegliendo di volta in volta cosa evidenziare in un gioco perfetto di luci e ombre, e la vita scorreva e fortunatamente, nonostante tutto, continua a scorrere meravigliosamente tranquilla come se la nostra presenza per una volta non fosse invadente o disturbante, come se anche noi facessimo parte di quella armoniosa subacquea realtà.

Ogni singola specie di pesce si mostra in tutta la sua colorata e stupefacente bellezza e nulla spaventa, neppure quando si è avvicinati dagli squali di barriera che ignorandoti bellamente continuano per la propria strada e tu ti senti magnificamente perché sei parte di un ciclo naturale, di una energia vitale che è essenza e origine di tutte le cose in questo mondo. Scendendo più a sud e arrivando a Marsa Alam i fondali mutano e le barriere coralline già a pochi passi dalla spiaggia si sviluppano in profondità arrivando anche a trenta metri. I torrioni profondi sono bilanciati dalla presenza di numerose gorgonie, coralli-ventaglio che formano grandi, appiattite e ramificate colonie per i pesci. La fauna si arricchisce di tartarughe, murene, cernie e barracuda e l’atmosfera si fa più cupa, buia, un po’ inquietante e per questo incredibilmente affascinante. Berenice è l’insieme delle due cose con il valore aggiunto della minore presenza turistica, probabilmente ancora per poco, e quindi una maggiore integrità della barriera e del paesaggio circostante.

B&N

Azzurro_cielo

Per noi Mar Rosso significa anche silenzio e quindi quiete, serenità, armonia anche con se stessi. Il fatto di essere circondati dal nulla costringe ad osservare con maggiore attenzione i dettagli e a concentrarsi sul silenzio. Sia che si vada in mezzo al deserto sia che ci si avventuri in zone costiere non frequentate, la sensazione di pace e tranquillità è profonda al punto da essere interiorizzata e diventare intima e sincera serenità. Il chiasso dei villaggi turistici stride in questi luoghi come e più che in altri perché è in palese contrasto con la quiete di questa terra che invece invita alla meditazione, alla riflessione, alla concentrazione su piccole grandi meraviglie della natura… il cielo stellato in mezzo al deserto, talmente limpido e privo di luci artificiali da mostrare ad occhio nudo la via lattea e tutte le più belle costellazioni, il tramonto sulla spiaggia che colora il mare di rosa e ne esalta il profumo salmastro, la luna riflessa nel mare di notte in una scia di luce che esorta a perdersi in quella esaltante e rassicurante bellezza.
Per noi Mar Rosso significa anche esplorare l’immenso mondo delle erbe medicinali egiziane alla scoperta di antichi rimedi naturali, un universo in cui trascorriamo ore, chiedendo, imparando e facendo in nostri unici acquisti. E con l’occasione incontrare persone del posto con cui comunicare e confrontare esperienze di vita… per capire perché, ad esempio, mentre noi veniamo a trascorrere qui le nostre vacanze, loro si spostano in tanti alla disperata ricerca di un futuro migliore. Un giorno ingenuamente chiedemmo ad un ragazzo che preparava del te in una tenda beduina sulla spiaggia perché lavorasse per un occidentale e non comprasse lui stesso un tenda… quanto poteva costare? Rispose che costava tremila euro e noi rincuorati incalzammo chiedendogli nuovamente perché allora non si mettesse in proprio. E lui rispose molto semplicemente che tremila euro non sarebbe riuscito a metterli insieme neppure in una vita intera. Ecco perché conoscere aiuta a capire e a tollerare e magari anche ad amare il prossimo e ad accoglierlo con generosità.

Bambini

Ovunque si vada nel mondo è necessario entrare in connessione con la tradizione del luogo che ha sempre tanto da insegnare a chi è pronto ad imparare e ad ascoltare purché si sia disposti a rinunciare per un po’ a portarsi dietro ostinatamente la propria occidentalità ovunque, come se si volesse replicare casa in ogni parte del mondo, come se si volesse nascondere il luogo in cui ci si trova dietro la scenografia dei villaggi turistici.

La gente troppo spesso si sposta ma non viaggia, vede ma non guarda, sente ma non ascolta… e purtroppo troppo spesso pensa senza riflettere e parla senza dire nulla di sensato. Viaggiare può essere un esercizio educativo molto utile… guardare, ascoltare, riflettere, conoscere, imparare e ampliare le proprie vedute. Questo significa crescere e il viaggio è crescita interiore.
A rivederci presto Mar Rosso.

Liguria. Il mare in bicicletta.

MareSpesso accade che quando non si hanno aspettative si venga sorpresi positivamente e la sensazione è piacevole… decisamente piacevole. Nel nostro caso più fattori hanno contribuito alla gradevole esperienza che abbiamo vissuto pochi giorni fa: un clima anticipatamente estivo, la scoperta di luoghi mai visitati, una sistemazione in albergo con un dettaglio unico, la rara occasione in Italia di vedere una riqualificazione intelligente e, non da ultimo, il fatto che tutto questo fosse frutto di un regalo.
Forse non tutti sanno che negli ultimi anni un intero tratto della ferrovia che collegava diversi paesi lungo la riviera dell’alto ponente ligure è stato trasformato in una bellissima pista ciclo-pedonale, occasione unica per chi voglia conciliare sport e mare, ma anche per chi desideri per una volta sperimentare anche in Italia la straordinaria avventura di pedalare lungo una pista dedicata a ciclisti e pedoni…no auto, no rumori molesti, no compromessi di sorta, solo natura e pedali, un’esperienza “nordica”.

galleriaIl nostro piccolo giro d’Italia inizia a Ospedaletti e finisce a San Lorenzo al Mare attraversando Sanremo, Bussana, Arma di Taggia, Riva Ligure, S. Stefano al Mare, Aregai di Cipressa, per un percorso totale di circa 24 chilometri…che raddoppia se si considera il ritorno, ovviamente. Il nostro incosciente spirito avventuroso ci impone di percorrere tutto il tragitto e preferiamo soprassedere sulla fatica provata al ritorno soprattutto perché interamente ripagata dal paesaggio e dalla eccezionalità dell’esperienza.
L’intelligente riqualificazione ha interessato il tracciato costiero della vecchia ferrovia a binario unico che collegava Genova e Ventimiglia nel tratto tra Ospedaletti e San Lorenzo spostato nel 2001 a monte. Da allora, tra parziali inaugurazioni e milioni di euro investiti, arriviamo a marzo 2014 con l’apertura ufficiale in occasione della  105ª Milano-Sanremo e a maggio 2015 con la partenza della prima tappa del Giro d’Italia per festeggiare la quale la galleria di Ospedaletti, lunga più di un chilometro e mezzo, è stata dedicata alla celebre Milano-Sanremo e “arredata” con scritte e pannelli luminosi che ricordano i grandi campioni della storia del ciclismo. Ancora oggi, dopo 14 anni dall’inizio del progetto, in alcuni tratti i lavori non sono definitivamente conclusi, tuttavia la pista è interamente percorribile e pare ci sia l’intenzione di prolungarla fino ad Andora.
E’ possibile godere del paesaggio dell’incantevole Parco costiero Riviera dei fiori sia a piedi che in bici senza ostacolarsi a vicenda poiché la pista è molto ampia e i percorsi sono stati differenziati per coloro che amano passeggiare in tranquillità, per gli appassionati del footing e  per i ciclisti ovviamente. Ci sono numerosi punti attrezzati per fare una pausa, ma quello che rende questa pista particolarmente interessante è la possibilità di conciliare l’attività fisica con il turismo fermandosi a visitare i paesi liguri che essa attraversa e che nell’ultimo decennio sono stati ben recuperati proprio grazie allo spostamento della ferrovia a monte che ha consentito di eliminare l’orribile muraglia che correva a filo spiaggia sostituita da belle riqualificazioni dei lungomare.

OmbrellinoTra questi Ospedaletti è quello che abbiamo scelto per pernottare e dobbiamo confessare che da tempo immemore non ci capitava di dormire a finestra aperta cullati dal rumore delle onde che si infrangono sulle rocce, una sensazione magnifica che rimarrà uno dei ricordi più indelebili di questa breve vacanza. Il paese è simile a tutti quelli di questo tratto di costa ligure caratterizzati da piccoli ma curati centri storici che si snodano tra decine di vicoletti stretti dai quali spiare, come attraverso il foro di una serratura, scorci di mare sullo sfondo incorniciati da archi, balconi con i panni stesi ad asciugare e piccole botteghe artigiane. In questi giorni, poi, in occasione del Giro d’Italia, tutto è tinto di rosa con i muri arredati da ombrellini e biciclette appese che creano un’ atmosfera surreale, una mostra d’arte d’avanguarde calata nella vita reale. Due giorni soltanto che però hanno consegnato alla nostra memoria ricordi piacevoli tra sfide personali di resistenza fisica che ci hanno inorgoglito, la natura che con magnifici suoni e colori ha colmato i nostri sensi e la piacevole sensazione che anche in Italia se lo si vuole davvero…… si può fare!

Zanzibar. Paradiso svelato.

Vele_2Zanzibar. Disclosed paradise.
Here the beauty of nature is so exaggerated, so beyond imagination that even human stupidity is able to obscure it.
First of all sunsets. Every night the giant sun slowly goes down to the sea and disappears surrounded by a light red, purple, lilac … well, that sun every night surprises and leaves you speechless.
In Zanzibar nature is changing and surprising due to the tides: the sea withdraws revealing emerald green algae, mangrove roots intertwined as sculptures and incredible starfish colorful. The village women arrive and without haste, with their colorful clothes and baskets arranged on top, looking for shellfish for dinner. The men go out every day in the open sea for fishing and spend hours on the ground to treat the boats, to harden the hulls with fire and sewing sails.
Zanzibar is the triumph of creation, not only for the sea and its wonders, but also for its rich vegetation inside. Here people use vegetation for any purpose: care with medicinal plants, women use the pigments of flowers on her faces, create and build tools with leaves and stems, and much more. You can taste the cocoa beans, drink water coconuts, eat sweet buds, observe the small pineapple not yet ripe. A botany lesson that involves all five senses.
Our stay in Zanzibar was an amazing experience, but also an opportunity to observe the show of nature with meditative reflection, with devotion and gratitude.

Ci sono luoghi di cui il solo nome suggerisce atmosfere esotiche e scenari paradisiaci. Zanzibar da sempre è uno di questi, per molto tempi considerata meta irraggiungibile e destinazione da sogno, solo da pochi decenni, forse due, accessibile al turismo globale di massa. E sebbene quest’ultimo abbia già prodotto risultati irrecuperabili, come l’edificazione delle strutture turistiche fino al limite del bagnasciuga, a Zanzibar la bellezza della natura è talmente esagerata, così traboccante oltre il limite dell’immaginario comune che neppure la stoltezza degli umani è in grado di offuscarla.
Innanzitutto i tramonti, per chi ovviamente, come noi, abbia soggiornato sul lato ovest dell’isola. Ogni sera quel sole gigante che lentamente scende verso l’orizzonte fino a immergersi in esso e scomparire circondato da una luce diffusa che tinge tutto e chiunque di rosso, viola, lilla… beh, quel sole ogni sera sorprende e lascia senza parole. Noi siamo stati letteralmente ipnotizzati da ogni singolo tramonto e ovunque ci trovassimo siamo stati costretti a fermarci ad ammirare quello spettacolo meraviglioso, scambiandoci solo alla fine uno sguardo d’intesa felici per la fortuna di aver potuto assistervi. I tramonti di Zanzibar resteranno per sempre un ricordo indelebile nella nostra memoria e a chi si accinge ad organizzare un viaggio in quest’isola suggeriamo col cuore di non accontentarsi dello stupore della prima sera, tentando di catturare e immortalare l’attimo con centinaia di scatti, per poi distrarsi tristemente le sere successive, ma lasciatevi sorprendere come fanciulli tramonto dopo tramonto con la garanzia che lo spettacolo sarà sempre diverso e soprattutto affidatevi ai vostri occhi e non all’obiettivo fotografico per conservare i ricordi…. essi resteranno più vivi nel tempo perché carichi di emozioni.

Zanzibar è il luogo dove la natura stupisce anche perché è cangiante e una delle cause di tali continue metamorfosi sono le maree. Ad intervalli di ore regolari il mare si ritira, man mano da pochi metri a centinaia, svelando un mondo segreto insospettabile. Alghe dal color verde smeraldo, mangrovie dalle radici intrecciate come sculture, e poi  quel giorno l’evento… unico, irripetibile, che ci ha tolto il fiato, una esperienza che, ne siamo certi, non ci capiterà mai più. Quella mattina, al principio di una delle nostre lunghe quotidiane passeggiate durante la bassa marea, la spiaggia sembrava una tela bianca puntellata di chiazze di colore: il mare ritirandosi, forse troppo velocemente, aveva sorpreso centinaia di stelle marine rimaste lì, sulla sabbia, ad attendere pazientemente che l’acqua tornasse e le riportasse nel loro mondo sottomarino. Stelle giganti, qui denominate “panettone”, con colori impossibili che guardavamo e toccavamo impazziti per l’euforia di un simile spettacolo. Mai dimenticheremo la bellezza inenarrabile di quel momento.

Quando il mare si ritrae le donne del villaggio arrivano e languidamente, senza fretta, con i loro abiti colorati e le ceste posate sul capo, cercano i molluschi che quella sera arricchiranno la tavola per la cena. Un contributo al duro lavoro della pesca che ogni notte allontana dai propri cari gli uomini per ritrovarli al mattino pronti a recuperare e vendere i frutti delle lunghe ore in mare aperto. Osservare le decine e decine di vele che nel tardo pomeriggio si sollevano e si colmano di vento portando dolcemente le barche e i pescatori verso il largo, è uno spettacolo incredibile. Così come osservarli durante le ore che precedono la partenza quando si dedicano alla cura delle barche, le puliscono, cuciono le vele o induriscono gli scafi con il fuoco. Mestieri di antica sapienza, gesti compiuti con amore, ogni giorno uguali a se stessi quasi fossero riti propiziatori. Per gente come noi “emancipata” “civilizzata” “urbanizzata”, queste immagini devono tradursi in momenti di riflessione, di meditazione sul significato della vita, sul senso e il valore del tempo. Qui è la natura a dettare le regole, ad imporre i ritmi di lavoro, a volte benevola a volte meno, eppure i volti di questi uomini e di queste donne, come quelli dei nostri nonni, sono placidi, stanchi, ma soddisfatti, orgogliosi e fieri.

Zanzibar è il trionfo del creato, non solo per il mare e le sue meraviglie, ma anche per la sua ricca vegetazione interna. Farsi guidare da un ragazzo del posto alla scoperta delle centinaia di piante che crescono in questo luogo magnifico, insegna a prendere coscienza del superfluo di cui ci circondiamo. Oltre agli innumerevoli varietà di frutti, qui utilizzano la vegetazione per qualsiasi scopo: si curano con le piante medicinali, le donne si abbelliscono con i pigmenti dei fiori, creano e costruiscono utensili con foglie e steli modellabili, e molto altro ancora. Si possono assaggiare le fave di cacao, bere l’acqua delle noci di cocco, mangiare boccioli dolcissimi, osservare le piccole ananas non ancora mature. Una lezione di botanica che coinvolge tutti i cinque sensi.

Il nostro viaggio a Zanzibar è stata una esperienza esaltante, ma anche un’ occasione per osservare lo spettacolo della natura con riflessione meditativa, con devozione e gratitudine. Ci piace pensare che quello che abbiamo visto sia uno spiraglio di paradiso svelato, uno scorcio rubato dell’Eden cosicché anche il viaggio verso quella meta sarà più dolce.

Microcicladi. Koufonissi – Sintesi ed esaltazione di bellezza.

italidaSynthesis of beauty.
Magnificent! Only gods could create a concentration of grace and charm in such a small space. Koufunissi is a microscopic eden. During the day you can find tranquility and a primitive contact with creation, at night it turns on the lights in the small village on the port, taverns and small shops of souvenir open and you enjoy a pleasant evening under a sky full of stars. Everything is in harmony with nature, even the many cats that live here. Silent and sleepy cats, owners of every corner of this place, they are generous pampering and need only a few bites politely tried, but never claimed. Cats proud of this beauty that they give us, stressed and exhausted, to find for a short time the meaning of life.

Magnifica! Solo gli dei potevano creare un tale concentrato di grazia e incanto in uno spazio così piccolo. Koufunissi è senza dubbio la più bella delle microcicladi e forse tra le piccole isole è la più bella di tutta la Grecia. Varietà di spiagge si succedono passando dagli scogli, ai ciottoli, alla sabbia finissima e innumerevoli sono i colori del mare che straordinariamente sfumano dal verde all’azzurro, dal bianco al blu intenso creando uno spettro cromatico che lascia senza parole.
Lungo il percorso sterrato che a piedi porta dalla spiaggia del porto a quella di Pori, quattro chilometri a fil di costa, si è continuamente invitati a fermarsi per godere di tanta e varia bellezza. Un tuffo nell’occhio del diavolo, una piscina naturale nella roccia tra il blu del mare e i colori dei pesci che vi abitano. Una sosta sulla spiaggia di Fanos dove le tamerici offrono ombra e ristoro. Un bagno nelle acque limpide di Italida, spiaggia circondata da un’oasi di pace alla ricerca del naturismo più puro. Un alternarsi di calette, rocce tinte d’ocra, piccole e grandi spiagge dove nuotare in un mare vitreo che gli occhi non possono persuadersi.

Fino a Pori, l’ultima spiaggia, un incanto con fondale basso e acque cristalline e brillanti sotto la luce del sole, dove la costa forma un ferro di cavallo con uno squarcio nel mezzo che apre la vista oltremare. Qui le rocce bianche, quasi gesso, creano un labirinto di grotte e fessure dove l’acqua si insinua e plasma piccole cale nascoste dove perdersi abbandonandosi ad una natura senza tempo.
Koufunissi è un microscopico eden che di giorno concede quiete e primitivo contatto con il creato, mentre di notte si accende di luci nel piccolo villaggio sul porto, apre locali, taverne e piccoli negozi di ricordi e regala gradevoli serate sotto un cielo cosparso di stelle.
Noi amiamo questo luogo che da anni ci induce a tornare più e più volte quasi nostalgici e bisognosi di rivivere periodicamente i sintomi di quella sindrome di Stendhal che di fronte a tale splendore attanaglia come davanti ad un’ opera d’arte di straordinaria bellezza.
Merito anche degli abitanti del posto che rimangono genuini e accolgono i visitatori con dedizione e riconoscenza. Merito, nel nostro caso, di una donna in particolare che ogni anno ci coccola e ci vizia con l’affetto e l’amore di una mamma… grazie Maria.

gattoQui tutto è in armonia con la natura (sebbene raccomandiamo sempre di godere di questi luoghi fuori stagione), anche i tanti gatti che abitano l’isola, come tutta la Grecia. Gatti silenziosi, sonnacchiosi, padroni di ogni angolo di questo luogo, generosi di coccole e bisognosi solo di qualche boccone educatamente cercato, ma mai preteso, nelle taverne con uno sguardo adulatore e non supplichevole. Gatti orgogliosi, fieri, consapevoli della bellezza di cui sono i signori assoluti che con munificenza donano a noi poveri spossati umani per riconquistare, sebbene in parte e per breve tempo, il senso della vita.

Consigli pratici:
Useful information
Dormire/Accomodation:  / www.annavillas.gr Maria è fantastica!
Mangiare/Taverns:  Melissa nella chora – Aneplora nel piccolo vecchio porto.

Grecia. Donoussa – L’isola del silenzio. Island of silence.

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Island of silence. Donoussa is this: a small corner of the world where you can find ancient Greece in flavors and fragrances, in the faces of local people and where to find also themeselves.

Quando il traghetto attracca nel minuscolo porticciolo si è invasi da un senso di pace e di calma e tutti i sensi sono coinvolti da sensazioni vivide. Lo sguardo riesce a contenere tutta l’isola, l’olfatto è conquistato dai profumi del mare, la salsedine s’impossessa della pelle, l’odore proveniente dal forno della panetteria sul porto è un invito per le papille gustative a pregustare la cena della sera, e poi… arriva il silenzio. Una volta superato il caotico, si fa per dire, sbarco dei pochi turisti di fine settembre e raggiunto il proprio “studio” (tipica sistemazione greca che prevede, oltre a bagno e letto, un piccolo angolo cottura) si inizia a sentire il silenzio… un silenzio fatto di vento, qualche cinguettio e di rado il belare delle capre. L’assenza pressoché totale di mezzi di trasporto a motore è un miracolo a cui non si può rinunciare. Le nostre orecchie ringraziano.
Le spiagge regalano scorci indimenticabili e nuotate sospese nel vuoto infinito fra trasparenze inimmaginabili e pesci audaci che arrivano quasi a toccarti. Volendo attribuire un primato sceglieremmo senza dubbio Livadi beach: dopo un’ impegnativa e faticosa discesa lungo uno sterrato ripidissimo si giunge a questa baia meravigliosa dove il senso di libertà si accompagna ad una straordinaria e immediata sensazione di appartenenza al quel luogo, una simbiosi tra uomo e natura che spinge i pochi presenti a prendere possesso di un pezzetto di quel paradiso ben distanti gli uni dagli altri. Niente ombrelloni, niente bar, niente di niente… solo mare, sole, tamerici, solo natura, una natura infinita, meravigliosa, pura, incontaminata, l’essenza stessa del vivere.

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Donoussa è questo: un piccolissimo angolo di mondo dove ritrovare la Grecia antica nei sapori, nei profumi, nei volti degli abitanti e dove ritrovare anche se stessi.

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Consigli pratici
Useful information
Dormire/Accomodation: www.firoa-studios.gr  Dimitri è gentile e disponibile.
Mangiare/Taverns: cena da Captain George. Per la colazione si può andare in panetteria oppure nella taverna/bar sulla spiaggia di Kendros.

Grecia. Micro Cicladi. Inseguendo un mondo perduto.

CicladiIl tempo passa e i posti inevitabilmente si trasformano. Spesso ci capita di pensare che se fossimo nati un paio di decenni prima avremmo visto luoghi intatti e genuini che oggi non esistono più e conosciuto gente ancora integra nelle proprie tradizioni e cultura. Spesso riflettiamo sulla natura contraddittoria del turismo di massa: da un lato il diritto sacrosanto per chiunque di viaggiare e trascorrere le proprie vacanza ovunque si voglia, dall’altro lo sciagurato risultato che tutto ciò ha generato, cioè l’omologazione totale. Per noi oggi viaggiare è diventata una sfida: riuscire a scovare nel mondo luoghi non completamente contaminati dall’imperialismo del turismo occidentale.
E quando questo accade è una sensazione meravigliosa.
Le isole greche possono regalare questa straordinaria esperienza a patto che si evitino quelle più rinomate e che si sia disposti a spostamenti più lunghi e faticosi. Se si accettano queste condizioni, e si sceglie il periodo giusto che mai coincide con i mesi di luglio e agosto, allora ci si aprirà alla incredibile avventura di un autentico viaggio nel tempo.
Le micro Cicladi per noi sono questo: un tuffo nel passato, l’abbandono totale ai bisogni primari, la riscoperta della simbiosi con la natura…ascoltare il silenzio, attraversare i vicoli del villaggio tra i molti anziani intenti in mestieri ormai scomparsi e i pochi bambini impegnati a inventare con niente i propri giochi, camminare per chilometri lungo sterrati deserti per giungere infine su spiagge solitarie e di una bellezza senza fiato, nuotare in acque così limpide che le barche sembrano sospese nell’aria. Qui si può dimenticare lo scorrere del tempo e lasciare che le proprie giornate vengano regolate solo dal sorgere e tramontare del sole. Al mattino la sveglia è data dalla luce che filtra attraverso le azzurre persiane e la sera il sonno è cullato dal suono del vento. Ogni giorno alla scoperta di una spiaggia diversa, di un angolo incontaminato e deserto dove crearsi un riparo sotto le tamerici e godere di un tempo senza tempo, mangiando chicchi di uva dolcissima e deliziose sfiziosità acquistate in panetteria, tra un tuffo nel vuoto del mare, la lettura di un libro desiderato e qualche pausa sonnecchiante stimolata dall’incedere ritmato delle onde.