Napoli sopra e sotto

vicolo

Vicolo d’arte

Qualsiasi aspettativa voi abbiate su Napoli, beh… abbandonatela. Perché nel bene e nel male Napoli vi sorprenderà e non corrisponderà ad alcuna immagine vi siate costruita nel vostro immaginario. Napoli è difatti, come si sente dire ovunque, la città dei contrasti. Da una parte caos, traffico, rumore, dall’altra calore umano, vicoli pieni di vita, cibo, fantastico. Da una parte delinquenza, disservizi, disordine, dall’altra giovani intraprendenti, bellezze architettoniche, capolavori d’arte. Un mix senza eguali che non vi lascerà indifferenti.

Arrivare a Napoli in auto non è complicato, a dispetto delle catastrofiche previsioni prospettate, così come non è difficile trovare un comodo e conveniente parcheggio pubblico proprio all’ingresso della città. Un po’ più laborioso è invece spostarsi verso il centro, visto che è assolutamente da escludere immergersi nel traffico con il proprio mezzo, pericolosissimo per la totale mancanza di rispetto delle norme di circolazione, e non è un eufemismo. Per la verità i mezzi ci sono, ma passano ad orari “elastici” per così dire e con forti ritardi, e le fermate sono a volte un tantino creative e difficili da identificare. Tuttavia questa è una città dove bisogna andare con lo spirito giusto, cioè tanta pazienza e tantissima voglia di comunicare, chiedere, chiacchierare. Si perché i napoletani sono straordinariamente disponibili e gentili, calorosi e desiderosi di aiutarti ad orientarti nella loro amatissima città. Così il benzinaio, sorridente e con tanta ironia, ti accompagna alla terza palma dopo la transenna del cantiere spiegandoti che quella è la fermata dell’autobus. L’autista dell’autobus, poi, ti fa da Cicerone mostrandoti tutte le borsette lasciate a terra ai semafori dopo gli scippi (e si raccomanda di tenere la tua bella stretta), spiegandoti e illustrandoti tutte le infrazioni stradali commesse in tempo reale (santi uomini… davvero santi uomini e abilissimi autisti), e contemporaneamente ti indica cosa andare a visitare indicandoti dove scendere e dove prendere l’autobus per tornare indietro, cosa nient’affatto scontata.

Il centro storico è magnifico con i suoi mille vicoli stretti e ricchi di sonora vitalità. Camminare, camminare, camminare. Questo è l’unico modo per vivere il centro di Napoli, fermandosi di tanto in tanto per una pausa caffè con babà, e magari, per pranzo, gustando una pizza fatta lievitare nelle camere di tufo giallo secondo una antica tradizione di epoca romana, una tecnica nuova ed antica allo stesso tempo che sfrutta le proprietà geotermiche della pietra in cui Napoli è stata scavata.
Dalle strette vie popolari ai viali dalle nobili architetture, ogni angolo regala qualcosa da ricordare. Ci sono luoghi dove è obbligatorio entrare come la Cappella di San Severo. Qui il Cristo velato, la Pudicizia e il Disinganno sono tre tra le più belle opere d’arte che abbiamo mai visto al mondo, ma vale la pena fermarsi ad osservare con attenzione anche le altre meraviglie di questo museo straordinario, come le macchine anatomiche, e ad approfondire  il genio e la creatività del committente di questa cappella, Raimondo di Sangro, settimo principe di San Severo, l’ideatore di tutto l’apparato artistico di questo luogo nonché creatore di tecniche di decorazione ancora oggi difficili da replicare.
Esiste poi una Napoli invisibile, nascosta, ma che deve essere vista perché racconta storie incredibili, amare e al contempo affascinanti. Napoli sotterranea è un viaggio nella storia a quaranta metri di profondità attraverso cunicoli e cisterne, i resti dell’antico  acquedotto greco-romano e dei rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale. La visita, organizzata da una Associazione omonima senza scopo di lucro (di iniziativa privata, ndr) ma interamente finalizzata a valorizzare il sottosuolo della città, è un’esperienza indimenticabile ben raccontata grazie a giovanissimi accompagnatori bravi e preparati.

Napoli rimane nel cuore, nonostante tutto. Grazie ai suoi mille volti sopra e sotto, la città ha un suo fascino indiscutibile che potrebbe con una sana e onesta gestione diventare una meraviglia invidiata in tutto il mondo.
E torniamo sempre qui a cantare la stessa serenata italiana…

Napule è nu sole amaro, Napule è addore e mare
Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa
E ognuno aspetta a ‘ciorta…

 

 

Consigli pratici/ Useful information:

Per visitare Napoli sotterranea /Visiting Naples Underground  Napoli sotterranea

 

 

 

Monte Argentario e il Tombolo della Feniglia

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Vista panoramica sul Tombolo e su Orbetello

Sorprendentemente a volte ci si ritrova in luoghi magnifici di cui neppure si sospettava l’esistenza. E’ quello che ci è successo quando abbiamo deciso di fermarci nella provincia di Grosseto, in Toscana, facendo tappa nel comune di Monte Argentario. La morfologia di questo territorio racconta una storia davvero interessante che si traduce in un promontorio unico nel suo genere. L’Argentario nasce come isola, come le sue vicine sorelle Giglio e Giannutri, ma nel corso dei secoli l’azione del mare unita a quella del fiume Albegna ha creato due strisce di terra, i cosiddetti Tomboli della Giannella e della Feniglia, che l’hanno unita alla terraferma nel tratto di costa su cui affaccia il comune di Orbetello. Il mare così chiuso tra i due tomboli diventa laguna e il risultato di tutto questo fenomeno è un paesaggio straordinario e un ecosistema vario e florido che è la ricchezza di questo territorio.

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Vista panoramica

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Vista panoramica su Orbetello

Monte Argentario è una piacevole sosta generosa di luoghi di interesse tra i due piccoli centri abitati di Porto Santo Stefano e Porto Ercole, le sue spiagge e calette rocciose, la Fortezza spagnola e i numerosi belvedere che, grazie all’altezza collinare, offrono magnifiche vedute panoramiche su tutta la costa. Ma quello che davvero stupisce per la specificità del luogo è il tombolo. Mentre quello della Giannella è stato interamente urbanizzato con case, locali, ristoranti e tutto ciò che il turismo possa desiderare per ogni tipo di tasca, il Tombolo della Feniglia, dopo essere stato devastato durante l’800 quando venne venduto a privati che sfruttarono talmente il territorio da arrivare alla deforestazione, è stato recuperato creando nel 1971una riserva naturale dopo un lento e complesso processo di rimboschimento durato settant’anni. Oggi è un’ incantevole duna sabbiosa racchiusa tra la collina di Ansedonia e il Monte Argentario che internamente affaccia sulla Laguna di Orbetello, mentre il lato esterno direttamente sul mare per una lunghezza di sei chilometri.

Camminando lungo la pista ciclo-pedonale che attraversa in lungo tutta la duna la prima cosa che colpisce è la lussureggiante vegetazione che cambia a seconda che sia rivolta verso il mare o verso la laguna passando da pini marittimi e macchia mediterranea a ginepri e sughere fino a diventare più rada con le tipiche latifoglie delle paludi salmastre.Grazie al silenzio che regna in questo paradiso facilmente si incontrano animali selvatici che qui vivono sereni e liberi, come cinghiali e daini, volpi e tassi, oppure specie ornitologiche davvero uniche come l’upupa e la ghiandaia, l’airone e il germano, e molti altri ancora motivo per cui la Feniglia è un punto di riferimento in Italia per i birdwatcher. Personalmente pedalando amabilmente e godendo della tranquillità del luogo, ci è capitato di incrociare molte di queste specie animali come, ad esempio, un’ intera famiglia di daini che senza timore ha attraversato la pista davanti a noi regalandoci un’ esperienza indimenticabile.

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Caletta

 

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Porto Santo Stefano

Rimane poi il piacere di trascorrere qualche ora in spiaggia, alla quale si arriva grazie ad alcuni accessi ben segnalati lungo la pista. Ad esclusione di un paio di lidi posizionati proprio all’inizio della duna dal lato di Monte Argentario, il resto della spiaggia è selvaggia di sabbia fine e dorata dove solo la fantasia di alcuni bagnanti ha creato ripari costruiti con rami secchi arenati. Un privilegio unico poter godere di una spiaggia intatta e incontaminata, una rarità che varrebbe da sola la sosta in questi luoghi.
Una tappa ad Orbetello, magari per una cena al tramonto sul lungomare, può essere la chiosa perfetta per questo inaspettato e sorprendente breve viaggio alla scoperta di luoghi italiani sconosciuti e straordinari.
E noi continuiamo ad esplorare alla ricerca di queste piccole gemme che rendono unico il nostro Paese… sempre pronti ad essere sorpresi.

Consigli pratici:
Useful information
Dormire/Accomodation: Agriturismo Monte Argentario

Mangiare/Taverns: Ristorante Il Cavaliere

Liguria. Il mare in bicicletta.

MareSpesso accade che quando non si hanno aspettative si venga sorpresi positivamente e la sensazione è piacevole… decisamente piacevole. Nel nostro caso più fattori hanno contribuito alla gradevole esperienza che abbiamo vissuto pochi giorni fa: un clima anticipatamente estivo, la scoperta di luoghi mai visitati, una sistemazione in albergo con un dettaglio unico, la rara occasione in Italia di vedere una riqualificazione intelligente e, non da ultimo, il fatto che tutto questo fosse frutto di un regalo.
Forse non tutti sanno che negli ultimi anni un intero tratto della ferrovia che collegava diversi paesi lungo la riviera dell’alto ponente ligure è stato trasformato in una bellissima pista ciclo-pedonale, occasione unica per chi voglia conciliare sport e mare, ma anche per chi desideri per una volta sperimentare anche in Italia la straordinaria avventura di pedalare lungo una pista dedicata a ciclisti e pedoni…no auto, no rumori molesti, no compromessi di sorta, solo natura e pedali, un’esperienza “nordica”.

galleriaIl nostro piccolo giro d’Italia inizia a Ospedaletti e finisce a San Lorenzo al Mare attraversando Sanremo, Bussana, Arma di Taggia, Riva Ligure, S. Stefano al Mare, Aregai di Cipressa, per un percorso totale di circa 24 chilometri…che raddoppia se si considera il ritorno, ovviamente. Il nostro incosciente spirito avventuroso ci impone di percorrere tutto il tragitto e preferiamo soprassedere sulla fatica provata al ritorno soprattutto perché interamente ripagata dal paesaggio e dalla eccezionalità dell’esperienza.
L’intelligente riqualificazione ha interessato il tracciato costiero della vecchia ferrovia a binario unico che collegava Genova e Ventimiglia nel tratto tra Ospedaletti e San Lorenzo spostato nel 2001 a monte. Da allora, tra parziali inaugurazioni e milioni di euro investiti, arriviamo a marzo 2014 con l’apertura ufficiale in occasione della  105ª Milano-Sanremo e a maggio 2015 con la partenza della prima tappa del Giro d’Italia per festeggiare la quale la galleria di Ospedaletti, lunga più di un chilometro e mezzo, è stata dedicata alla celebre Milano-Sanremo e “arredata” con scritte e pannelli luminosi che ricordano i grandi campioni della storia del ciclismo. Ancora oggi, dopo 14 anni dall’inizio del progetto, in alcuni tratti i lavori non sono definitivamente conclusi, tuttavia la pista è interamente percorribile e pare ci sia l’intenzione di prolungarla fino ad Andora.
E’ possibile godere del paesaggio dell’incantevole Parco costiero Riviera dei fiori sia a piedi che in bici senza ostacolarsi a vicenda poiché la pista è molto ampia e i percorsi sono stati differenziati per coloro che amano passeggiare in tranquillità, per gli appassionati del footing e  per i ciclisti ovviamente. Ci sono numerosi punti attrezzati per fare una pausa, ma quello che rende questa pista particolarmente interessante è la possibilità di conciliare l’attività fisica con il turismo fermandosi a visitare i paesi liguri che essa attraversa e che nell’ultimo decennio sono stati ben recuperati proprio grazie allo spostamento della ferrovia a monte che ha consentito di eliminare l’orribile muraglia che correva a filo spiaggia sostituita da belle riqualificazioni dei lungomare.

OmbrellinoTra questi Ospedaletti è quello che abbiamo scelto per pernottare e dobbiamo confessare che da tempo immemore non ci capitava di dormire a finestra aperta cullati dal rumore delle onde che si infrangono sulle rocce, una sensazione magnifica che rimarrà uno dei ricordi più indelebili di questa breve vacanza. Il paese è simile a tutti quelli di questo tratto di costa ligure caratterizzati da piccoli ma curati centri storici che si snodano tra decine di vicoletti stretti dai quali spiare, come attraverso il foro di una serratura, scorci di mare sullo sfondo incorniciati da archi, balconi con i panni stesi ad asciugare e piccole botteghe artigiane. In questi giorni, poi, in occasione del Giro d’Italia, tutto è tinto di rosa con i muri arredati da ombrellini e biciclette appese che creano un’ atmosfera surreale, una mostra d’arte d’avanguarde calata nella vita reale. Due giorni soltanto che però hanno consegnato alla nostra memoria ricordi piacevoli tra sfide personali di resistenza fisica che ci hanno inorgoglito, la natura che con magnifici suoni e colori ha colmato i nostri sensi e la piacevole sensazione che anche in Italia se lo si vuole davvero…… si può fare!

Matera e la sua dolente bellezza.

PanoramicaMatera and its aching beauty.
When Carlo Levi, confined in Lucania in 1953, visited Matera for the first time he was impressed by… “his aching beauty”. He found a population abandoned by the State, poor peasants who were still living in caves with no services. At the same time, in these places he got in touch with a different and unknown culture full of pride and dignity.
Today Matera is a wonderful site recognized by UNESCO, beautifully restored, destination for millions of visitors from around the world and designated European Capital of Culture for 2019.
Sassi of Matera (meaning “stones of Matera”) are a unique example in the world of rock settlement: hundreds of caves that over time have created a city completely carved into the rock. Here people have always lived in caves that they transformed and changed according to their needs, but with one common denominator: live according to what nature offer.
It’s very interesting to visit a Sasso inside, perhaps with a guide that explains in detail the functionality of the spaces, to understand how the man should be able to adapt perfectly some natural features to their needs, such as, for example, the gradients for the collection of rainwater.
Sassi were also sites of worship showing the people evolution from prehistoric phases to Christianity: in the Rock Churches are still well preserved beautiful wall paintings.
Visiting Matera means a time travel to the archaic past where everything is wrapped in a sense of inexorability of human evolution that fascinates and frightens.

Quando Carlo Levi confinato in Lucania visitò Matera per la prima volta ne rimase impressionato: “Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza”. Un luogo bello, dunque, ma che al contempo generava dolore, inquietudine, malessere.
Oggi Matera è uno splendido sito riconosciuto dall’Unesco, magnificamente recuperato, meta di milioni di visitatori da tutto il Mondo e designata Capitale europea della cultura per il 2019. Tuttavia per capire la Matera di oggi, per apprezzare fino in fondo il risultato del lavoro svolto dai lucani nel recupero e nel rilancio a livello mondiale di questa città, è necessario comprendere cosa vide Levi nel 1953. Egli trovò una popolazione abbandonata dallo Stato, poveri contadini che vivevano ancora in grotte senza alcun servizio, persone le cui condizioni di vita erano manifestazione palese dell’indifferenza politica e dell’ingiustizia sociale, un posto dimenticato dallo Stato dove neppure Cristo sembrava essere giunto, una denuncia che rese pubblica nel suo capolavoro “Cristo si è fermato a Eboli”. Eppure proprio in questi luoghi egli riesce ad entrare in contatto profondo e intimo con una civiltà diversa e sconosciuta, con un mondo antico e nascosto pieno di orgoglio e dignità. Quello che più sorprende di Matera, dunque, è il modo in cui i famosi Sassi, ovvero le grotte, siano passati dall’essere la vergogna nazionale, così la definì Togliatti, a diventare il primo sito Unesco del sud Italia. Negli anni ’50 l’Italia si accorse che a Matera nonostante il progresso si viveva ancora in grotta, ma dietro l’apparenza di questa terribile condizione si celava l’incredibile storia di una città unica, oltre che una serie incredibile di testimonianze storiche, artistiche e antropologiche. Si decise, dunque, che la gente del luogo lasciasse le proprie case, abbandonasse i Sassi, con tutti i problemi che ne derivarono per le persone che furono così sradicate dalle loro tradizioni e abitudini, e tuttavia proprio questo abbandono totale consentì ai Sassi di rimanere inalterati nel tempo fino a quando non giunse il riconoscimento dell’Unesco e iniziò quello straordinario severo recupero conservativo del patrimonio che è all’origine del successo di oggi. Un riscatto storico e generazionale per quanti furono costretti a lasciare la loro familiare dimora.

Oggi i Sassi di Matera sono un esempio unico al mondo di insediamento rupestre: centinaia di grotte sovrapposte le une sulle altre che hanno dato vita ad una città interamente ricavata nella roccia. Qui l’uomo, dagli albori della civiltà, è sempre vissuto in grotte che nelle varie epoche si sono trasformate e modificate man mano che mutavano le esigenze dei suoi abitanti, ma con un unico comun denominatore: vivere di ciò che la natura offre.
Arrivando a Matera la vista del canyon scavato dal torrente Gravina colpisce e affascina: profondo appare inaspettatamente dopo una curva e lascia stupiti. Il versante orientale di questo burrone, dove si estende il Parco della Murgia materana, mostra ancora oggi come dovevano apparire originariamente i Sassi cioè semplici grotte naturali scavate nella roccia, mentre il versante orientale, quello dove sorge la città, nella parte alta è caratterizzato da una serie di terrazzamenti, colline e pianori più adatti all’insediamento umano e che quindi nel corso dei millenni, aggiungendo a quelle naturali le grotte scavate dall’uomo, sono stati trasformati da villaggi rupestri in una vera e propria città.
Visitare l’interno di un Sasso, magari con una guida che spieghi in dettaglio le funzionalità degli spazi, fa comprendere come l’uomo sia capace di adattarsi perfettamente all’ambiente utilizzando a proprio favore alcune caratteristiche naturali del luogo come ad esempio la temperatura costante interna agli ambienti scavati, il materiale calcareo tipico del posto per la costruzione degli ambienti fuori terra e le pendenze per il controllo e la raccolta dell’acqua piovana. La maestria con cui nel corso dei secoli sono state realizzate, attraverso stratificazioni successive, le abitazioni, le corti, le chiese, le strade e i giardini, e più internamente, invisibile a prima vista, tutto il sistema di cisterne, neviere e cunicoli, è la manifestazione di una straordinaria cultura ormai persa, ma qui ancora visibile e tangibile. Per questo motivo nel 1993 l’Unesco nel dichiarare i Sassi di Matera Patrimonio Mondiale dell’Umanità utilizza per la prima volta la definizione di Paesaggio Culturale, perfetta sintesi concettuale che ben descrive la peculiarità di questo magnifico luogo.
I Sassi non erano solo destinati alle abitazioni, erano anche luoghi di culto e anche in questo senso sono testimonianza del passaggio evolutivo dell’uomo dalle fasi preistoriche al cristianesimo. Con l’avvento della religione cristiana i luoghi di culto delle civiltà antiche sono diventate Chiese Rupestri in alcune delle quali sono ancora ben conservati dipinti murali bellissimi come quelli di Santa Lucia alle Malve.

Anche il centro storico di Matera, che si sviluppa su un pianoro in posizione più rialzata rispetto ai Sassi, merita di essere visitato con le sue belle piazze e chiese lungo il viale settecentesco, tuttavia dopo la suggestiva visita ai Sassi, almeno questo è capitato a noi, si rimane così immersi emotivamente in quel paesaggio immobile e concreto da non voler proseguire oltre. Forse sarebbe preferibile prevedere la visita in senso inverso così da percorrere questo viaggio nel tempo dal presente al passato più arcaico dove tutto è avvolto da un senso di ineluttabilità, di inesorabilità dell’evoluzione umana, che affascina e spaventa, attrae e inquieta, un sentimento di romantica malinconia di fronte ad un paesaggio di così dolente bellezza.

Sicily on the road. From Ragusa to Noto… the end.

IMG_0591Our road trip in Sicily brings us to Ragusa, beautiful baroque city. From the upper city, elegant and full of beautiful old houses, going down a staircase of 250 steps, you reach the lower city where the baroque magnificence finds its highest expression. The Palazzo Cosentini, the church of San Giorgio and the Garden Ibleo are magnificent places.
From Ragusa you can easily reach two other beautiful places: going to north you can find the Villa Romana del Casale, luxurious roman residence built in the first quarter of the 4th century AD, and to south-west you get to the Castle of Donnafugata, medieval castle of the time of Gattopardo.
From Ragusa along the coast road we arrive in Noto extraordinary town of late Baroque.
Here the coastal area is perhaps one of the most beautiful in all of Sicily. From oasis of Vendicari going to north you can find wide sandy beaches with clear sea and intact Mediterranean vegetation.
Ups and downs our journey ends here and even if we know there are a lot of places to visit, we choose  to escape the mass tourism that has invaded every place. We will return back to be surprised by this land so full of contradictions.

Il nostro viaggio on the road in lungo e in largo per la Sicilia ci porta a Ragusa, città splendida che costringe a camminare con il naso all’insù ammirati e persi tra le innumerevoli facciate barocche che si susseguono un palazzo dopo l’altro. Da Ragusa superiore, elegante e ricca di belle dimore antiche, scendendo lungo una suggestiva scalinata di 250 gradini, si giunge a Ragusa Ibla dove la magnificenza barocca trova la sua massima espressione. Passeggiando si possono ammirare il Palazzo Cosentini i cui balconi a sbalzo sono sostenuti da mensole decorate con teste di mostri e figure grottesche, la Chiesa di San Giorgio con la sua facciata che sembra slanciata verso l’alto da una ripida magnifica scalinata, fino a raggiungere in fondo al corso il Giardino Ibleo, un parco splendidamente curato da cui si gode una bellissima vista panoramica sulla vallata dell’Erminio. Sebbene la pendenza sia un po’ faticosa, non bisogna rinunciare a gironzolare per le vie di questa città perché dietro ad ogni angolo si viene sorpresi da facciate meravigliose. Di sera le luci dei lampioni rendono l’atmosfera molto suggestiva e romantica.

Da Ragusa, poi, si possono raggiungere facilmente altri due luoghi che certamente meritano una visita. Puntando a nord verso Piazza Armerina si giunge alla Villa Romana del Casale, lussuosa residenza risalente al IV d.C. Nel corso dei nostri viaggi abbiamo spesso visitato antiche dimore romane, ma questa ci ha particolarmente stupiti per gli splendidi mosaici e anche per la varietà degli ambienti che rendono la visita un realistico viaggio nel tempo. Al di là delle polemiche che ne sono conseguite, il sistema di passerelle e cupole realizzate per proteggere i mosaici all’interno delle numerose stanze è un ottimo esempio di recupero e mantenimento di reperti archeologici e il percorso guidato consente di comprendere il susseguirsi delle rappresentazioni man mano che si prosegue nella visita.
Se invece da Ragusa si punta a sud-ovest si arriva al Castello di Donnafugata. Lungo piccole strade bordate dai tipici muretti a secco si attraversa la campagna ragusana dominata da distese di ulivi centenari e caratteristici alberi carrubi. Solo il panorama varrebbe il viaggio e comunque il castello medievale è davvero bello con gli interni perfettamente conservati che rievocano i fasti dell’epoca del Gattopardo.

IMG_0580Dopo aver ammirato i dintorni di Ragusa, percorrendo la strada litoranea siamo arrivati a Noto straordinaria cittadina tardo barocca interamente ricostruita dopo il terremoto del 1693 lungo tre vie principali che vanno da est a ovest in modo che il sole le illumini dall’alba al tramonto. Se non fosse per le folle di turisti impegnati tutte le sere nel caratteristico “passeggio”, Noto di notte è molto affascinante anche grazie ad una illuminazione studiata ad arte per valorizzare le facciate dei bellissimi edifici.

IMG_0610La zona costiera, poi, è forse una delle più belle di tutta la Sicilia. Dall’oasi di Vendicari procedendo verso nord si possono trovare ampie spiagge sabbiose con un mare limpido che sfuma dal bianco al verde e alle spalle, in ampi tratti, una macchia mediterranea ancora intatta. Un vero paradiso da vivere rigorosamente fuori stagione.

MareTra alti e bassi il nostro viaggio in Sicilia termina qui e scientemente scegliamo di non fare altre tappe per sfuggire agli eccessi del turismo di massa che ha ormai invaso ogni luogo. Ci riserviamo di tornare in futuro per farci ancora sorprendere da questa terra così piena di contraddizioni, fonte di amore e odio, ma certamente unica al mondo per ricchezza di storia e natura.

Sicily on the road. Da Agrigento a Ragusa passando per la Valle dei Templi.

IMG_0531From Agrigento to Ragusa through the Valley of Temples.

From north of Sicily we go to Agrigento and we decide to visit the Valley of Temples. The second disappointment of our trip. After a long trip through immense valleys and a wonderful view on the sea, when you arrive in Agrigento you remain astonished in front of a cluster of horrible buildings. Certainly the poet Pindar must have seen something very different if in 400 BC called Agrigento “the most beautiful city of the immortals.” The Valley of the Temples would be the perfect archaeological site. Yet all this magnificence is abandoned and the total absence of descriptive panels makes the visit a frustrating wander among the stones and ruins and you don’t understand anything about it. We go away angry and we decide to go to Ragusa. When we arrive in the place chosen for the night we find a splendid farm of the early 800 fully renovated, surrounded by the beautiful countryside of Ragusa. After the disappointment of Agrigento we are happy to verify that there are a lot of areas where people have respect of its past and culture. This improves our mood and full of optimism and curiosity we stop here for a few days.

Lasciato il nord della Sicilia decidiamo di visitare la zona di Agrigento con una sosta dovuta alla Valle dei Templi. Nelle intenzioni vi era anche un pernottamento, ma giunti lì i nostri progetti sono velocemente mutati costringendoci ad un radicale cambio di programma. La causa di tale cambiamento imprevisto è stata la seconda delusione  di questo nostro viaggio. Quando si arriva ad Agrigento si rimane esterrefatti di fronte ad un ammasso di edifici orribili senza soluzione di continuità, tantomeno un qualsivoglia progetto urbanistico, che, almeno su di noi, ha avuto un effetto devastante. Dopo aver attraversato immense vallate ed aver fiancheggiato la costa per chilometri, ritrovarsi questa muraglia di cemento senza alcun gusto estetico ci ha respinti bruscamente senza suscitare in noi alcun desiderio di addentrarci nella città intasata da un traffico indescrivibile e da un rumore assordante. Come si può passare da un patrimonio storico straordinario ad un tale scempio? Agrigento è la celebrazione del brutto. Di certo il poeta Pindaro deve aver visto qualcosa di ben diverso se nel 400 A.C. definì Agrigento “la più bella delle città immortali“.
Ci si apre una ferita nel cuore ogni volta che siamo costretti a descrivere con tanta negatività luoghi del nostro meraviglioso Paese deturpati e abbandonati al degrado e purtroppo non fa eccezione neppure la Valle dei Templi. Ci è capitato di visitare luoghi nel mondo in cui piccoli reperti archeologici sono stati valorizzati a tal punto da renderli siti di fama mondiale in cui il visitatore è guidato a percorrere un viaggio nel passato abilmente narrato, dove ogni pietra o mosaico è stato splendidamente recuperato e poi protetto. La Valle dei Templi sarebbe il sito archeologico per eccellenza: rovine di templi del VI secolo A.C., tombe paleocristiane fino al magnifico e quasi integro Tempio della Concordia che assieme a quello di Zeus Olimpio e a quello di Castore e Polluce, di cui restano solo quattro colonne, concorrono a formare una delle zone archeologiche più importanti al mondo. Eppure tutta questa magnificenza è in stato di abbandono e la totale assenza di pannelli descrittivi rende la visita un frustrante girovagare tra pietre e rovine di cui non si comprende alcunché. Il sito poi è diviso da una strada trafficatissima in cui il rumore certo non favorisce la magia, comunque del tutto assente, che dovrebbe avvolgere questi luoghi. I servizi sono inesistenti e il personale assente. Abbiamo incontrato turisti stranieri con lo sguardo vacuo completamente incapaci di orientarsi e frustrati dall’ impossibilità di capire cosa stessero guardando. Siamo andati via arrabbiati e ci siamo vergognati davanti al mondo giunto lì per visitare un luogo memorabile e ritrovatosi di fronte al nulla. Decidiamo, perciò, di annullare anche il pernottamento e allunghiamo il percorso di altri cento chilometri circa scegliendo Ragusa come tappa successiva.

IMG_0548Quando arriviamo nel posto scelto per pernottare ci ritroviamo in una splendida masseria dei primi dell’800 perfettamente ristrutturata, circondata dalla bella campagna ragusana. Un recupero eccellente che ha mantenuto intatti spazi e manufatti originali nel rispetto della tradizione contadina. Dopo la delusione di Agrigento è stata una boccata di ossigeno verificare che numerosi sono ancora i tratti di questa terra rispettosi del proprio passato e della propria cultura. Questo ha migliorato il nostro stato d’animo e così, carichi di ottimismo e di curiosità, ci fermiamo per qualche giorno certi che Ragusa e i suoi dintorni ci  regaleranno magnifiche esperienze.

IMG_0551Consigli pratici:
Useful information
Dormire/Accomodation: Residence Mastro Vanni Via del Bagolaro 1 C/da Fortugnello – Ragusa
Mangiare/TavernsLa taverna del lupo Piazza Cappuccini, 22 – Ragusa

Sicily on the road. Da Cefalù ad Erice.

IMG_0526From Cefalu to Erice.
Traveling by car is a perfect way to enjoy the ride that means moving from a place to another. We should free ourselves from the false belief that a trip has to be perfect because also the drawbacks have to be experienced with the free spirit of the traveler: with time the memory will give the right meaning to all experiences. When we decided to visit Sicily by car we knew very well that we can not see everything: we were not always satisfied, but this is also traveling.
At Cefalu the old town is really a work of art with houses stacked on the small promontory that seem to push on each other, the Norman Cathedral, the sea and the sandy beach. But Cefalu has completely lost its charm due to tourism.
The city of Palermo is chaotic, devastated by traffic, however there are some visits required: Palatine Chapel in the Norman Palace, a sublime meeting between Eastern and Western culture and the Catacombs of the Capuchin monastery, an incredible cemetery of mummies perfectly preserved, a fascinating place that leaves you speechless.
The ancient village of Scopello has retained its charm and at sunset you can relax looking the colors of evening on the sea. The Zingaro Nature Reserve, just five kilometers from Scopello, is a protected oasis where, thanks to the obstinacy of the locals, nature is safe.
Erice is a medieval village located on top of a mountain with narrow streets that intersect with stairs and hidden passages: a walk of extraordinary interest softened by stops in many pastry shops where you can taste the legendary biscuits made of almonds, cedar and ricotta cheese. At sunset you can  make a stop in Castellammare del Golfo where tasting a plate of traditional stuffed tomatoes. Travelling involves all the senses… for us tasting typical local flavors is a way to get in touch with the culture of the place.

Viaggiare in auto è un modo unico per godersi il viaggio in senso letterale cioè lo spostamento da un luogo ad un altro. Questo consente di apprezzare anche gli spazi intermedi tra le mete prefissate e magari può diventare occasione per deviazioni impreviste ed inaspettatamente piacevoli. Oppure può anche mostrare luoghi e realtà poco gradevoli ed essere causa di ostacoli imprevisti di cui si sarebbe fatto volentieri a meno. Eppure dovremmo liberarci dalla fallace convinzione che un viaggio debba essere perfetto, con un tempo splendido, senza inconvenienti e nel pieno e soddisfacente rispetto di quanto programmato in partenza. Ammesso che si abbia, ovviamente, un po’ di tempo a disposizione, viaggiare può e dovrebbe essere una esperienza articolata da godere sia nella sua dimensione temporale che lungo lo spazio percorso e durante il quale anche gli inconvenienti vengano vissuti con lo spirito libero del viaggiatore… col tempo, poi, la memoria darà il giusto peso a tutte le esperienze vissute esaltando quelle belle e dando una chiave di lettura avventurosa a quelle spiacevoli.
Quando abbiamo deciso di visitare la Sicilia in auto sapevamo benissimo di non poter vedere tutto e così abbiamo scelto le nostre mete basandoci su quanto letto… non sempre siamo rimasti soddisfatti, ma anche questo è viaggiare.

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Una volta sbarcati a Messina ci siamo diretti a Cefalù affascinati dalle descrizioni di questo antico porto medievale di pescatori incastonato tra le falesie ed il mare. La nostra prima delusione. La città vecchia è davvero un’ opera d’arte con le case accatastate sul piccolo promontorio che sembrano spingere le une sulle altre e poi i vicoli lastricati, la cattedrale normanna, il mare e la spiaggia di sabbia fine. Eppure Cefalù ha perso completamente il suo fascino per trasformarsi in una stazione turistica dove buona parte della spiaggia è privata costringendo così i bagnanti a lottare per conquistare un fazzoletto di sabbia tra centinaia di lettini e sdraio, le stradine sono invase da negozi di souvenir che impediscono alla vista di godere della bellezza degli edifici storici, i venditori ambulanti ostacolano il passeggio sul lungomare e i cittadini del posto, ormai benestanti e sommersi di turisti durante tutto l’anno, offrono una qualità piuttosto scadente nei servizi di ristorazione e di alloggio. Peccato! Se fossimo nati una cinquantina di anni fa avremmo certamente visto un luogo unico e incantevole. Continua a leggere

Viaggio in pianura, il fascino della quotidianità.

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The amazing Po Valley.
Everyday beautiful views  are around us… we just must open our eyes!
We live in Po Valley that every season surprise us because it totally changes. You can admire endless water in fields for growing rice or amazing corn plantations.
When it’s time, tractors come out from farms and begin to plowing the land that is dark brown in opposite to the bright green of rice when it grows and comes out from the flooded fields.
Time passes but the landscape remains the same with the same rules and cycles and every time shows the miracle of nature.

Chi viaggia di frequente ed è costantemente proiettato verso la prossima meta rischia di non essere un buon osservatore nel quotidiano. Eppure nei percorsi che facciamo tutti i giorni si nascondono paesaggi, scorci e dettagli bellissimi…basta solo aprire gli occhi.
Noi siamo circondati dalla pianura padana che ad ogni stagione ci sorprende perché si trasforma del tutto, come la campagna in genere d’altronde.
Eppure qui il paesaggio ha qualcosa in più, qualcosa che in altre parti d’Italia non c’è: la possibilità di spingere lo sguardo verso l’infinito senza ostacoli. I paesaggi che si offrono ai nostri occhi sono come una tavolozza senza fine, come una panoramica digitale a 360 gradi. E lì, in fondo, come cornice ad una fotografia, nelle giornate limpide si vedono le Alpi innevate.

Nei vari periodi dell’anno che corrispondono ad un preciso momento nella coltivazione della terra, si possono ammirare sterminate distese d’acqua nei campi allagati per la crescita del riso, oppure immense piantagioni di granoturco che una volta tagliato lascia il posto alle balle disposte sul terreno come a formare misteriose composizioni artistiche. Quando è il momento di arare i trattori escono dalle cascine e iniziano a rimestare la terra che viene fuori di un marrone scuro intenso in contrasto con il verde brillante del riso quando, appena nato, sbuca dai campi allagati e poi, libero dall’acqua, continua a crescere fino al momento della raccolta. Il fascino del lavoro lento della terra che, stagione dopo stagione, si ripete sempre uguale a stesso con cicli precisi e regolari e che ogni volta ripropongono, a chi si sofferma a guardare,  il miracolo della natura. L’uomo plasma la terra e convive, sebbene non sempre felicemente, con le specie animali del posto, soprattutto volatili alcuni stanziali e altri presenti solo durante la nidificazione. Non è quindi raro vedere stagliarsi sullo sfondo di un paesaggio padano la sagoma di una garzetta bianca posata sull’argine tra due risaie o una cicogna in volo da un campo all’altro o ancora un falco pellegrino appollaiato su un albero ad ammirare il tramonto.

Ogni volta che ci fermiamo ad guardare uno di questi splendidi volatili in mezzo ad un paesaggio così ampio e ricco di fascino, ci viene in mente come doveva essere ai tempi delle mondine quando a tutto questo si aggiungeva, come un colonna sonora, il canto delle donne al lavoro. E nonostante fosse un lavoro durissimo, ancora oggi le nonne raccontano con nostalgia quei tempi quando, sebbene la povertà fosse realtà di tutti i giorni, gli uomini e le donne si sentivano parte di una grande famiglia sostenuta dalla ricchezza della terra che sempre e comunque, nonostante le guerre e le difficoltà, non faceva mai mancare sulla tavola un paiolo di polenta. Altri tempi, ricordi antichi… ma il paesaggio è rimasto lo stesso e forse, per non dimenticare, osservarlo ogni giorno consente di creare un ponte temporale tra passato e futuro, tra generazioni lontane, ma legate per sempre dalla terra che ogni anno a dispetto del futuro che avanza… si ripete sempre uguale a stesso con cicli precisi e regolari e che ogni volta ripropongono, a chi si sofferma a guardare,  il miracolo della natura.