Prague 2015. Once upon a time…
Prague has been called in many ways: “The art erected in lifestyle”,”The Mother of Cities”, “City of a Hundred Spires” and “Golden City”. This is why Prague is a small concentration of architecture’s history due to its several houses and buildings from Art Nouveau to Baroque, Cubist, Gothic, neoclassical and contemporary style.
This story begins a long time ago and tells about a wonderful city along the Moldova River which is crossed by eleven bridges. Like other famous cities in the world, Prague was built on seven hills where enjoying extraordinary views.
The magnificent buildings and the amazing Gothic churches with tall towers up to sixty meters contributed to increase its unique charm in the world, a fairy-tale and romantic atmosphere that made Prague famous all over the world.
The Old Town (Stare Mesto) was developed around the Town Hall Square, crossroads of different cultures, activities and most important historical events. The magnificent Charles Bridge, between the old town and the small neighborhood Mala Strana with its old mills and baroque buildings, was perfect to admire the Moldova river banks.
The artistic and intellectual life together with its architectural features made Prague an imperative destination for interested travelers.
But tourists and big tour operators arrived and the story changed…
Today Prague is a noisy amusement park where tourists spend time in restaurants, bars, markets, thai massage centers, souvenir shops, original Czech taverns, or maybe not, Chinese mini markets, etc surrounded by flashing neon signs, advertising banners and large international advertising brands that covered entire buildings.
However, even in experiences not so positive like this, we try to take the best, traveling through the time and imagining how was this city in the past. And then the pictures here below are cleared away from tourists, signs and all disturbing elements, like watching through a filter space-time and this allows us to tell a different story.
So we start from the beginning.
Once upon a time a wonderful city on Moldova river …
Qualcuno l’ha definita “L’arte eretta a stile di vita”, ma storicamente ha meritato soprannomi ben più importanti come “La madre delle città”, “Città delle cento torri” e “Città d’oro”. Questo perché Praga è un piccolo concentrato di storia dell’arte o meglio di architettura con le sue decine di case e palazzi dall’art nouveau al barocco, cubismo, gotico, neoclassico e contemporaneo che si succedono uno dopo l’altro.
E necessariamente da qui deve iniziare qualsivoglia resoconto di viaggio a Praga, per renderle giustizia storica, per restituirle quella dignità culturale che col tempo, suo malgrado, sembra avere perso. Ma partiamo dall’inizio.
C’era una volta una città meravigliosa che sorgeva lungo il fiume Moldava attraversato da undici ponti e che, come altre famose nel mondo, si estendeva su sette colli da cui godere di panorami straordinari. Questo piccolo gioiello di architettura era noto per i suoi incantevoli edifici, magnifici esempi di arte dall’XI al XX secolo che hanno fatto da cornice ad una tradizione culturale e musicale che vanta nomi del calibro di Kafka e Mozart. Le sue imponenti chiese gotiche con torri alte fino a sessanta metri contribuivano ad accrescere questo fascino unico al mondo, questa atmosfera fiabesca e romantica che l’hanno resa famosa ovunque. La città vecchia (Staré Město) ruotava attorno alla piazza del Municipio, punto d’incrocio di culture diverse e centro per eccellenza di tutte le attività e dei più importanti eventi storici: commerci, feste, tornei, esecuzioni capitali e incoronazioni, tutto avveniva qui dove il tempo era scandito dall’orologio astronomico che al battere di ogni ora si animava con la processione dei dodici apostoli e di altre figure allegoriche. Da qui si imboccava il Ponte Carlo, magnifico in pietra con due torri alle estremità e una splendida esposizione di statue che durante le serate invernali quando la nebbia calava sembravano animarsi, da cui ammirare i meandri del fiume e l’infilata di ponti che si susseguono. Al di là il piccolo quartiere Malá Strana con i suoi vecchi mulini e i suoi palazzi barocchi separati da minuscole viuzze e passaggi nascosti, l’isola di Kampa dove perdersi di sera quando l’atmosfera diventava quasi irreale, e poi su verso il Castello o sulla collina di Petrin da cui godere di una vista senza fiato su tutta la città.
Praga era avvolta da un fascino indiscutibile, anche la città nuova (Nové Město) del XIX secolo con i suoi viali impreziositi da maestosi edifici in stile Secessione e le piazze monumentali come quella Venceslao o ancora le case cubiste, unici esempi al mondo, o la superba chiesa neogotica di Santa Ludmilla che dominava la piazza della Pace ricca di edifici bellissimi.
Questa città era resa unica anche dalla vivacità culturale che spaziava dalla letteratura alla musica con straordinari esempi di creatività autoctona, ma non solo. Grazie alla sua fama, Praga attirava artisti e letterati da tutto il mondo, uomini di cultura che si intrattenevano interi pomeriggi nei caffè letterari immersi in lunghe e dotte discussioni, musicisti desiderosi di esibirsi nei teatri classici, artisti che volevano dare il proprio contributo creativo alla città magari con la realizzazione di edifici audaci come la casa cubista “Alla Vergine nera” o la più recente “Casa danzante” dedicata a Fred & Ginger. Questo pullulare di vita artistica e intellettuale, unitamente alle sue peculiarità architettoniche, rendeva Praga una meta obbligatoria per viaggiatori curiosi, impegnati e rispettosi.
Ma arrivarono i turisti e prima di loro le grandi catene alberghiere e della ristorazione e con se portarono tanti soldi, più soldi di quelli che mai avrebbero potuto anche solo immaginare i cittadini praghesi quando, dopo la caduta del regime sovietico e la rivoluzione di velluto del 1989, si aprirono le porte del capitalismo e del consumismo e finalmente, ahiloro, tutto cambiò. Si intenda questa non come una banale critica ad un sistema politico- economico o ad un altro, ma più come una sofferente manifestazione di incomprensione dell’incapacità degli esseri umani, e in questo caso più specificatamente degli amministratori, di progettare lo sviluppo di una città con maggiore buon senso e lungimiranza…di certo un problema non appannaggio esclusivo della capitale ceca.
E arriviamo così alla Praga di oggi. Un gigantesco chiassoso parco di divertimenti che fagocita il turista tra ristoranti, bar, bancarelle, centri massaggi tailandesi, negozi di souvenir, taverne tutte fintamente originali ceche, mini market cinesi e così via in un susseguirsi ininterrotto di insegne luminose intermittenti, striscioni pubblicitari e grandi marchi internazionali che hanno monopolizzato interi edifici. Oltre ad un Luna Park, il centro storico è una gigantesca scenografia, come i set cinematografici dove ricostruiscono solo le facciate degli edifici e dietro c’è il vuoto. Si perché la maggior parte dei magnifici palazzi è stata letteralmente sventrata lasciando intatta solo la facciata e facendo spazio al suo interno a grandi magazzini, centri commerciali. Tutto il piano terra fronte strada è stato modificato per consentire la realizzazione di vetrine una dopo l’altra e non è più possibile ammirare i cortili interni o le scalinate perché non esistono più o, laddove sono sopravvissute, sono state invase da tavolini, sedie, locali in genere. Si è letteralmente assaliti da venditori di qualsiasi cosa, tour della città, noleggio segway, massaggi, coupon per locali serali, giri in auto d’epoca, e il ponte Carlo è invaso da ritrattisti, caricaturisti, venditori di souvenir tanto che bisogna percorrerlo almeno una decina di volte per riuscire a notare tutte le statue. Le piazze della città vecchia sono talmente colme di ombrelloni, tavolini, bancarelle, segway, che si fa fatica a vederle tutte, ad avere una vista d’insieme. Anche la musica classica è stata mercificata ad uso e consumo dei turisti: ad ogni angolo in prossimità di una chiesa o di un teatro o di un auditorium o comunque di uno spazio che si presti a tale scopo, sarete avvicinati da venditori di concerti muniti di volantino che propongono rappresentazioni delle Quattro stagioni di Vivaldi o di opere di Mozart. Il che non è certamente un male, s’intenda, tuttavia questo eccesso di offerta quotidiana non garantisce certo un livello qualitativo eccellente, come sarebbe assistere alla stagione della Filarmonica di Praga. Dobbiamo ammettere che la musica trova in questa città migliore rappresentazione nei numerosissimi musicisti di strada provenienti da ogni parte del mondo, che qui meritano una nota di attenzione, che si esibiscono nei più svariati generi, dal jazz al blues, dal classico al moderno, con grande abilità e che offrono, a chi vuole fermarsi ad ascoltare, veri e propri concerti di alto livello a costo zero.
Infine, non siamo stati in grado di individuare un solo caffè letterario degno di questo nome, sostituiti tristemente da catene americane di bar che fortunatamente sono spesso frequentati da studenti lasciati liberi di fermarsi anche per ore in cambio solo di una bevanda calda…ma di intellettuali neppure l’ombra.
Ci spiace dover essere così crudi, ma siamo viaggiatori onesti e riteniamo sia necessario riconoscere i pro e i contro dei luoghi che visitiamo sebbene, anche nelle esperienze non proprio positive, siamo in grado di cogliere il meglio e, come in questo caso, di viaggiare nel tempo immaginando come doveva essere questa città prima di tutto questo. E così le immagini che vi proponiamo sono epurate da turisti, insegne ed elementi di disturbo, un po’ quello che abbiamo cercato di fare noi… cioè guardare attraverso un filtro spazio-temporale che ci consenta di raccontare una storia diversa, una storia di qualche tempo fa. E così ripartiamo dall’inizio.
C’era una volta una città meravigliosa che sorgeva lungo il fiume Moldava…
Quanta melanconia nostalgica, quanta triste constatazione della pervicacia distruttiva del bello esistente, che bastava conservare intatto. Avete ragione e lo scrivete, e lo illustrate benissimo. Ahi la finanza, ahi il commercio, ahi gli affari, tutto si sacrifica sull’altare del Dio Danaro. Ahimè raramente l’uomo ama il bello se questo non produce soldi. E’ la storia triste dell’umanità escusi i viaggiatori attenti e sensibili, come voi. Enzo Forte
"Mi piace""Mi piace"
Grazie per aver fatto sciogliere un groppo che mi era rimasto in gola quando ho visitato questa città che mi è sembrata come una star sul viale del tramonto. Le vostre immagini mi hanno riconciliato con la bellezza che io ho potuto vedere meglio di voi ma che non mi ha toccato, non credo sia solo colpa dell’isteria turistica…….. Grazie, i vostri viaggi mi costringono a pensare e le vostre immagini mi fanno vedere quello che solo un cuore raffinato può cogliere. Grazie ancora. Patrizia
"Mi piace""Mi piace"